
Vincenzo D’Anna
Il filosofo liberale Isaiah Berlin ci ha lasciato, in dote, alcune grandi riflessioni sulle libertà civili ed i diritti connaturati all’Uomo, intesi come prerogative naturali e non subordinate a nessun potere costituito. Ora, più ampia è la gamma dei diritti di cui godono gli individui – che Berlin chiama “negativi”, ossia non soggetti a qualsivoglia autorizzazione per poter essere esercitati – maggiormente liberali e democratici sono lo Stato e le società in cui viviamo. In un mondo aperto e tollerante ci si deve dunque porre dalla parte del…«legno storto», la materia prima di cui è fatto l’Uomo e di cui parlava, in un suo celebre aforisma, un altro grande pensatore: Immanuel Kant. Siamo liberi perché fallibili, nel senso che nelle società aperte il primo diritto da esercitare è quello dell’errore a scegliere l’indirizzo, giusto o sbagliato che esso sia, che si vuol dare alla propria esistenza. Ovviamente senza infrangere le leggi oppure delinquere, nel qual caso si colpirebbero i diritti e le libertà altrui. Oggi però viviamo in una società ormai liquida, nella quale si pretende di esercitare la libertà senza coniugarla con la responsabilità sociale. La deriva etica parte da questi presupposti, anzi il regime di massima libertà goduto dall’Umanità, nel corso dei secoli, rischia di rivelarsi autolesionista nel senso che diventa una prerogativa senza limiti e senza ragioni e vincoli. Un caso di scuola è quello di recente allignato sotto le mentite spoglie dell’emancipazione e della modernità sociale, chiamato “politicamente corretto”. Una nuova semantica, ossia l’uso di parole ed espressioni che dovrebbero essere sì distintivi di un modo di essere avveduto e moderno, ma che subdolamente finiscono poi per trasformarsi in imposizione vera e propria. Questo modo di dire e di pensare nascondono infatti un intento malvagio e poco liberale perché tendono a cambiare la scala dei valori posta alla base dell’etica pubblica, attribuendo a coloro che non la condividono, il ruolo di retrogradi e di reazionari. In parole povere: chi non si adegua a questa nuova etica ed alla morale personale che la presuppone, non è considerato al passo con i tempi, non idoneo dunque alla prospettiva di essere compatibile con un nuovo umanesimo. Fanno parte di queste “libertà emancipanti”: l’aborto, l’eutanasia, la manipolazione della vita con l’eugenetica degli embrioni umani, il cambio del sesso, l’equiparazione dell’eterosessualità con l’omosessualità, della famiglia naturale con altre forme di unioni plurime, indistinte e mutevoli; la manipolazione della natura e della sua fisiologia sostituita dagli artifici tecnologici. Insomma: una trasfigurazione dell’esistenza stessa, la trasgressione di tutti i canoni esistenziali che da millenni sono stati selezionati come validi ed equi dal genere umano. Un marasma caotico ed irriflessivo nel quale l’esaltazione del “legno storto” kantiano non si realizza come forma di tolleranza verso l’errore umano, espressione del suo diritto naturale di poter sbagliare e correggersi anche innanzi allo Stato, ma la boriosa e supponente rivendicazione che il legno debba storcersi ancora di più come forma evolutiva dell’uomo. In questo contesto emerge, tra le tante, forse la prima delle negligenze, certamente quella che maggiormente incide sul piano etico ed umano: la sorte di decine di migliaia di esseri umani, sotto forma di embrioni, depositati, se non abbandonati al loro destino, entro contenitori di azoto liquido. Sissignore: esseri umani in tutto e per tutto!! Hanno solo bisogno di poter crescere entro il grembo naturale di una donna. Uno dei lasciti di Papa Francesco, degno di un Pontefice e pertanto misconosciuto rispetto alle prerogative con le quali egli ha voluto identificare il proprio pontificato, è stato quello di invitare il governo italiano a legiferare per dare in adozione questi embrioni. Di modificare dunque quella legge anacronistica e negletta che assegna il titolo giuridico di “essere umano” solo a chi nasce. L’appello di Bergoglio è quello di dare cittadinanza a tali “individui” e con questo, tutela giuridica e dignità umana. Emanuela Roccella, Carlo Nordio ed Orazio Schillaci, ministri dell’esecutivo in carica, starebbero provvedendo a tutto ciò. Nell’assordante silenzio di una cronaca che di tutto si occupa tranne del fatto che l’Umanità debba innanzitutto salvare se stessa. Per sopravvivere, per avere stima di sé. Per sopravvivere, per avere stima di sé. Per essere semplicemente tale.